Fede o fiducia? La fede in Gesù, per come la si intende in modo generico, è credere che Egli esista, e che sia il Figlio Risorto di Dio. Ma cosa differenzia la fede dalla fiducia? Come dicono certi esorcisti, anche il diavolo crede che Gesù sia il Figlio di Dio e nella sua esistenza, eppure è il suo nemico più avverso. La fiducia, ci dice Gesù tramite le rivelazioni ai Santi, come a Santa Faustina Kowalska, è la forma di amore che più lo onora e lo commuove.
Anche se questo mistero trinitario che ci affascina e ci sovrasta, a volte ci fa venire qualche umano dubbio, la fede è ciò che surclassa la ragione e ci fa dire: io credo, così come mi è stato rivelato dal cuore e dalle scritture. La fiducia, invece, è soprattutto credere nella bontà misericordiosa di quel Gesù che tanti anni fa venne su questa terra per vivere, morire e risorgere per noi e con noi.
La fiducia è credere che Gesù ci voglia bene, che ci possa sempre aiutare, che, anche quando sembra tutto nero, Egli può operare anche nelle situazioni più chiuse e spinose. Avere fiducia è abbandonarsi alla sua operante misericordia, addormentarsi come bambini nelle braccia materne di un Dio che si è fatto uomo ed ha vissuto e patito come unico vero Uomo, che allo stesso tempo era Amore fatto carne, Dolcezza fatta carne e ogni “umana” virtù fatta carne all’infinita potenza divina.
Gesù è il migliore dei fratelli, il migliore degli amici, è l’amico più intimo della nostra anima che vive in fondo ad essa, con la sua misteriosa presenza spirituale che ci sostiene. Avere fiducia in Gesù è anche sperare nell’insperabile, per fede che Egli, il Figlio di Dio, ci ama, e non vede l’ora di favorirci con la sua grazia infinita. Egli desidera ardentemente favorirci, è venuto per questo sulla terra, caricandosi della Croce; una croce che era fatta di tutti i nostri peccati, di tutte le nostre sofferenze.
Gesù è la Grazia, è la Misericordia fatta persona, scesa dal Cielo per noi. Egli è la Potenza creatrice di Dio incarnata. Come può essergli qualcosa impossibile? Eppure la sua Onnipotenza ha un unico freno: la nostra sfiducia. Perché, proprio nella sua terra natia, Gesù compì pochi miracoli? Poiché la gente non gli credeva. Diceva: “Tu sei il figlio di Giuseppe e Maria, noi ti conosciamo. Cosa potrà mai esserci in te tanto di speciale?”. E così Gesù poteva operar poco. Quante volte anche noi pensiamo “ma tu sei lassù, io non merito niente, oppure, perché dovresti curarti di me?”. No, Gesù dice che chi cerca trova, e “chiedete ed otterrete”.
Ciò che più ferisce il cuore del Figlio di Dio è trovare un’ombra di sfiducia in un cuore che vorrebbe amarlo. La sua potenza operante è proporzionata alla fiducia, oltre che alla fede, che riponiamo in Lui. Fede e fiducia, dunque, sono in strettissimo connubio: la fede è ciò che crede fino all’incredibile, la fiducia è ciò che spera oltre l’insperabile, sapendo che la bontà di Dio è infinita, e che Egli ci ama da volerci per sempre felici in Cielo, e favorirci già su questa terra. I salmi dicono che chi spera nel Signore non resta deluso e torna a lodarlo. E cosa vuol dire sperare in Lui?
Non è solo sperare che ci sia, è di più, è sperare che il suo amore, operante, ci dia le grazie necessarie per vivere la nostra vita, portando insieme a Gesù il giogo soave di una croce che non uccide più, perché Gesù ce ne ha dato l’esempio, e perché Lui per primo ha portato la nostra e quella di ognuno, e senza soccombere sotto questo carico pesantissimo. Con ciò, ci ha trasmesso la certezza della Risurrezione: cioè che sia i dolori di questa vita, che quello estremo della morte, non avranno la meglio su chi avrà avuto fede e fiducia in Lui, sperando sempre nella sua Misericordia, nel suo Amore e nella sua Grazia infinita, che sorpassa i nostri pochi meriti e tanti demeriti, ma che ama ad occhi chiusi e che, per giustizia divina, fa prevalere su di essa il perdono, l’amore, la misericordia.
Gesù ci invita a confidare e a raccomandarci sempre a Lui, lasciandogli le nostre speranze, i nostri desideri, le nostre attese, certi di essere esauditi, grazie ad una fiducia fraterna e filiale di chi sa che c’è Qualcuno, sopra di noi, che ci ama in una maniera di cui non finiremo mai di bearci nell’eternità, se vi avremo creduto nonostante le avversità della vita, che altro non sono che prove per la nostra anima e crescita spirituale.
Ecco un esempio del concetto di abbandono fiducioso, tratto da una preghiera dettata da Gesù al Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo: “Mille preghiere non equivalgono a un unico atto di abbandono, non dimenticatelo mai. Non c’è novena migliore di questa: O Gesù, mi abbandono a te. Gesù, prendi tu il comando”.
Qui sotto il video, da ascoltare con attenzione, per capire cosa vuol dire abbandonarsi a Dio: