Pubblichiamo l’intervento di Dominique Wolton, autore del libro-intervista con Papa Francesco “Politique et société”, edito in Italia con il titolo “Dio è un poeta”, apparso il 21 aprile su L’Osservatore Romano
Intelligenza, libertà di spirito, umorismo, semplicità, ecco le parole che mi vengono in mente in modo spontaneo per caratterizzare il Santo Padre. E questo incontro intellettuale e umano — di cui il libro rende testimonianza, attraverso dialoghi vivi, a volte contraddittori, e in ogni caso inusuali — lo attesta. Perché probabilmente non c’era mai stato prima un simile incontro tra un papa e un intellettuale francese, laico e agnostico. Non è stata solo la libertà a sorprendermi, ma anche la fiducia che mi ha dimostrato in tutti i nostri scambi d’idee.
Uno degli enigmi, e il talento, di questo papa — il cui onomastico coincide con il giorno di pubblicazione del libro in italiano — è la sua capacità di essere compreso da tutti. Un discorso “laico” che raggiunge tutti e che fa di lui realmente il papa della mondializzazione. Come riesce a parlare con tanta semplicità e a farsi capire in tutti i paesi, ricchi e poveri, grandi o piccoli, in pace o in guerra? Da dove viene questo talento della comunicazione umana?
Sì, alla Chiesa cattolica per l’elezione del primo papa non europeo dopo tredici secoli è riuscito un colpo da maestro. L’istituzione è all’altezza di questo cambiamento totale. Il papa non solo si fa capire da tutti, ma parlando ispirato dal Vangelo, a favore dei poveri, dei bisognosi, degli esclusi, ritrova quello che milioni di uomini, credenti, atei o agnostici, si aspettano dalla religione, e non solo quella cattolica.
Non sono in grado di giudicare il suo operato — chi può esserlo? — ma sono anche colpito dalla gioia che esprime. Senza alcuna illusione sugli uomini e sulle istituzioni, vive comunque abitato da questa gioia, visibile nel suo umorismo, che è a sua volta percepito in tutto il mondo. Gioia, fiducia, apertura, ecco che cosa sorprende. E specialmente a favore delle Chiese nuove.
Sì, dialogare, moltiplicare i ponti, respingere i muri, è probabilmente una delle sfide più grandi di questo mondo diventato molto piccolo, grazie all’efficacia delle tecnologie di comunicazione, ma non per questo più rispettoso delle differenze di culture, di lingue e di visioni del mondo. Un mondo “trasparente” che potrebbe persino essere altrettanto violento, se non di più, di quello di ieri.
Ricercatore nel campo della comunicazione politica, della globalizzazione e della diversità culturale, non posso che essere sorpreso dalla volontà di papa Francesco di cercare proprio di conciliare apertura e rispetto, tradizione e modernità, ricerca della pace e condanna della guerra.
Questo incontro, così insolito, con i suoi consensi e i suoi dissensi, illustra la capacità del papa di dialogare nel rispetto reciproco. Quanti dirigenti politici avrebbero questa capacità? Non conformista? Forse — perché no? — forse anche per questo è tanto ascoltato, al di là delle istituzioni.
E se «Dio è un poeta», titolo dell’edizione italiana del libro che riprende una frase di papa Francesco, anche lui, a modo suo, forse lo è.