Sbadiglio
Viene ad ornare con pizzi e merletti la mattina, il sole, ogni cosa che tocca. Riluce sotto la sua potenza la terra che bacia e esplode di colori che si stiracchiano sotto i suoi raggi. Balza da dietro una collina, si appoggia sul filo del rasoio del mare, che ora somiglia ad una pregiatissima stoffa di seta e paillets. Saluta tra le fronde di un albero, ondeggiando, gli occhi di piccolissime creature, questa enorme palla di luce sorridente. Fa scivolare i suoi raggi per distese infinite, e quando l’ombra di un sasso sarà troppo lunga, di nuovo si tufferà dietro l’orizzonte, e Apollo, direbbero i Greci, avrebbe finito la corsa del suo carro, almeno per quel giorno. Passata la notte, alla mattina scioglierebbe la brina sui prati, per la gioia delle piante, rinfrancate dal peso del gelo. Tutto riluce. Come quando dopo giorni di pioggia, una ragazzina a letto con la febbre scorge la sua maestà da dietro le tende della cameretta e ormai, non più malata, corre ad aprire la finestra, e con le braccia sul davanzale e le mani sotto il viso paffuto, sorride e sbadiglia e si addormenta di nuovo. Così sarà anche per il sole, un bambino di miliardi di anni che, aperti gli occhi, fatto un lungo sorriso che avrà illuminato per sideree lontananze e tempi, un giorno chiuderà gli occhi e in uno sbadiglio si addormenterà. E chissà se ci sarà qualche creatura a poter guardare stupita lo spettacolo dello sbadiglio del sole.
Elisa Pallotta