Ciclo di racconti brevi: sillabari. Isola

Isola

La vita era così imprevedibile e tiranna, a volte, che Jack e Jane ancora non se ne capacitavano. Lui, un abile informatico, nonostante vari contatti e nonostante fosse molto quotato, per qualche ironia della sorte, non era ancora riuscito a trovare un impiego. Lei, in passato ballerina promettente, aveva dovuto interrompere tutto per una brutta frattura. Ora si trovavano lì, insieme, aspettando che il vento della vita soffiasse sulla loro vela. Intanto erano fermi, in mezzo a quel mare. – Ehi Jack – disse lei ad un tratto – in fondo qui non è così male. Siamo soli, è vero, non sappiamo dove questa barca scalcinata ci porterà, ma intanto siamo insieme. Dammi la mano. Io ci sarò, dobbiamo solo avere pazienza. Sai che ti dico? Forse dovremmo solo addormentarci in stiva, un lungo sonno. Per poi trovarci sulla riva senza accorgerci. Dobbiamo spegnere il pensiero. Smetterla di colpevolizzarci. Fidiamoci di questo vento, Jack. Magari, chiudendo gli occhi dell’anima e lasciando fare alla vita, un Dio ripagherà la nostra fiducia. Come quello cristiano Jack. Ci pensi? Proviamo a fidarci. Abbiamo fatto ciò che potevamo. Forse dovevamo solo finire insieme. Forse dovevamo solo imparare davvero ad amare l’attesa. Finché la odieremo, essa ci avverserà, come Poseidone con Odisseo. Scendiamo in stiva. Chiudiamo un attimo gli occhi. È quasi una vita che guardiamo verso quell’orizzonte, insonni. Ora proviamo solo a godere di questo tempo, che non durerà, e ti assicuro amore mio, che un giorno lo ricorderemo come uno dei più belli, la nostra attesa, la nostra prova insieme -. Jack l’aveva guardata serio e in ascolto tutto il tempo. Poi le sorrise, l’abbracciò e chiuse gli occhi. Pensò a tutto il tempo passato ad aspettare e a quello che ancora ci sarebbe stato, ma la differenza era che ora erano in due. Distesi l’uno vicino all’altra, lui le accarezzava i capelli mentre lei dormiva già da un po’. “Potrei aspettare così ancora anni” pensò lui. E si accovacciò vicino a lei socchiudendo gli occhi, e senza sapere se fosse sonno o veglia, l’ultima cosa che vide quel giorno gli sembrò una meravigliosa isola incolta, da domare, da vivere e dove potersi fermare finalmente al sicuro dale infingarde onde, insieme.

Elisa Pallotta

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