C’è un peccato di invidia molto grave e sempre troppo nascosto e sottovalutato: è quello che abbiamo tutti nei confronti degli altri e nei confronti di Dio: quante volte ci sentiamo “meno” e questo ci fa arrabbiare? Ma meno di “Chi”?
Non accettiamo come siamo, come Dio ci ha fatti, guardiamo gli altri e li vediamo migliori, e questo nasconde una profonda superbia, che è quella di voler essere “di più”.
Non accettiamo chi siamo, e questo dovrebbe comportare un miglioramento da parte nostra, anche faticoso, invece troppo spesso, tutti, usiamo una scorciatoia, e questa scorciatoia è la via del peccato.
Vorremmo essere, ad esempio, come una persona in particolare, e invece di ammirarla e prendere spunto per un nostro miglioramento personale, cominciamo ad avversarla, a “colpirla”.
Questo è il meccanismo scatenante di ogni aggressività, e delle guerre stesse. Gesù ci dice invece di porgere l’altra guancia, cioè di accettare di ricevere “uno schiaffo” nella vita, che sia giusto o ingiusto, che sia morale o concreto.
Allora, invece di esercitare la pazienza, noi decidiamo di reagire, di distruggere gli altri e noi stessi. L’invidia più grande, poi, che abbiamo, è quella nei confronti di Dio. Tutti sappiamo che esiste una bellezza assoluta e immota, irraggiungibile, e tutti, proprio perché pecchiamo, la invidiamo.
Dio è quella perfezione da amare, che troppo spesso invidiamo e attacchiamo. Come? Con i nostri peccati. La radice del peccato è, in fondo, far del male a noi stessi a discapito di Dio.
Dio tiene infinitamente a noi, suoi figli, e noi sappiamo in fondo questa verità innata, cioè che dentro di noi risiede una bellezza intoccata, che è quella che ci ha dato Dio e che noi non facciamo altro che sporcare con i nostri peccati, invece che coltivare, anche faticosamente a volte, perché la crescita della piantina che è la nostra anima richiede fiducia, preghiera, vicinanza a Dio e ai sacramenti.
Siamo stupidamente gelosi di noi stessi, invidiosi della bellezza immeritata che Dio ci ha dato, perché sappiamo che non ce la siamo dati da soli, e questo ci fa arrossire di fronte a un Dio che non chiede che gli somigliamo, perché ci ha già fatto a sua immagine, chiede che impariamo ad amare!
La vita è forse questa, e la sua sfida ultima: imparare ad amarci, a non contrastare la grazia di Dio in noi e negli altri. Solo così potrà esserci finalmente pace.
Quando riusciremo a capovolgere le nostre visioni, a guardarci in faccia per ciò che siamo e che facciamo veramente, lasciandoci illuminare dalla Luce dello Spirito Santo che, se non siamo vigili, il maligno tenterà continuamente di offuscare, e noi dobbiamo sapere da che parte stare, altrimenti saremo deboli e fin troppo consenzienti alle sue menzogne, oggi come sempre, in noi e nella storia.