La contemplazione del Signore nel proprio cuore è spesso come nel giorno del Lunedì dell’Angelo: la gioia della Risurrezione e della vicinanza di Dio costante si mescolano alla sua nostalgia.
Il Lunedì dell’Angelo
O Diletto,
cosa potrò dirti, cosa potrò darti?
Il mio cuore ancora sanguina
per l’assenza di te
il peccato forse
chiede questo
eppure…
Eppure vorrei che il mio cuore risuonasse di Te
come campana argentina.
Chiedimi l’anima, chiedimi la vita, Gesù
ma non chiedermi di vivere nella tua nostalgia.
Questo è il mio peccato più grande: quello che mi fa sentire
la tua struggente mancanza.
Come nel lunedì dell’Angelo: “E’ risorto, non è qui!”
Il mio cuore gioisce in lontananza
e nella lontananza di te
nell’esilio da te
si è svegliato, un giorno,
ma vorrebbe riposare nella certezza
di averti vicino, per sempre.
Il Lunedì dell’Angelo è momento di gioia e tripudio, per la Risurrezione di Gesù. Ma quando quel giorno, più di tutti gli altri prima, ci si rese conto che Gesù non era più “lì”?“E’ risorto, non è qui!”, disse l’Angelo. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. E lì tutti si rendono conto che Gesù non è più tra loro. Ha vinto la morte, il peccato.
Lui, unigenito e primizia del Regno di Dio, è risorto in anima e corpo. Da quel giorno il suo Spirito sarà l’eredità che lascerà ai suoi apostoli e discepoli.
Eppure, come per qualsiasi lutto, la sua lontananza si farà sentire. “Resta con noi, Signore” è la supplica dei discepoli di Emmaus, che poi lo riconosceranno e gioiranno della sua Risurrezione.
Chi invece soffrirà più di tutti per la sua morte, fu la Maddalena. Ella, secondo le fonti dei mistici, si chiuse in un raccoglimento profondo ed in un’ascetica ricerca del Signore Gesù, certa che niente più le avrebbe dato conforto, se non il ricordo del suo amato Gesù. Ricordo che, nemmeno la gioia di quel lunedì Santo, conferma di quella terrena mancanza, potrà eguagliare.