Il disturbo bipolare e la preghiera del cuore

L’aveva trovata. Aveva scavato molto a fondo, nell’oscurità, e aveva trovato la sua paura più grande. Aveva individuato la falla nel suo sistema. Il timore di non essere amata, di non essere perdonata. Come fosse impressa lì quella cicatrice, non lo sapeva, ma a forza di cercare, l’aveva trovata.

Questo, pensava, fosse il più grande difetto di chi soffrisse di disturbo bipolare. La capacità di leggersi dentro, troppo. Così tanto da riuscire a trovare il punto debole. Guardarlo e inorridire al timore che prima o poi possa cedere. Sentire i primi scricchiolii finché poi, un giorno, la crepa non si rompe.

I bipolari hanno l’anima di vetro, non sanno fingere, almeno a sé stessi. E spesso passano molto tempo ad osservare come in una sfera di cristallo quello che succede dentro. E mentre viene guardata, l’anima si agita da sola. E quell’occhio insonne a sua volta si sconvolge.
Un occhio insonne che vorrebbe tenere sotto controllo quello che succede dentro, che non riesce a distrarsi, perché quell’anima di vetro è prepotentemente attrattiva. Ipnotica.

Così, il confine che separa la coscienza di sé dall’io più profondo, ad un certo punto si incrina. Tutto si mescola. E quegli occhi che prima guardavano rapiti la propria vita interiore, ad un certo punto vengono avvolti da quell’essenza che Dio aveva pensato dovesse essere separata dalla parte cosciente. Ora niente più è distinto. Vivi totalmente in balia del tuo inconscio, non c’è più un confine. Così, le due parti provano a trovare un nuovo assetto, a tornare separate.

Forse chi soffre di disturbo bipolare, cosa che fa intendere la separazione di due poli opposti, non fa altro che cercare spasmodicamente di ricomporre, con la propria volontà, un confine che si è rotto, il confine tra la parte razionale e quella inconscia. Il bipolare non è più separato, cerca di ricomporre il confine spezzato. Perché si rompa, poi, è un mistero. Forse solo un trauma profondo che riesca ad arrivare a colpire quella barriera, fragile e preziosa come una pupilla. Qualcosa, come un artiglio, riesce ad entrare, in un momento in cui si è indifesi, e intacca la parte che divide l’anima da tutto il resto, come un sacrilegio.

Fatto sta, che si divide tra due stati di coscienza maldestramente netti: uno in cui la parte inconscia, le pulsioni, l’es, che dir si voglia, predomina, imperversa. La persona è in preda ad una tempesta delirante nel peggiore dei casi, comunque disinibita, senza più confini razionali. Un’idea che ti passa in testa può diventare realtà, un’emozione ti pervade totalmente, senza filtri. Sei in balia delle illusioni, tutto è possibile, ti senti al pieno, la razionalità e l’autocritica non esistono. Le persone i generale hanno delle illusioni, o meglio, delle credenze, che le portano ad andare avanti lottando per degli ideali, vagliate dalla parte cosciente. Il bipolare in fase euforica non ha filtri, tutto è verosimile, tutto è più legittimo.

In altri periodi, invece, questa parte si dilegua quasi totalmente. Sei afflitto da tutte le preoccupazioni che un’altra persona potrebbe superare semplicemente fidandosi delle proprie capacità e della vita. Tutto sembra inarrivabile, sei stanchissimo fisicamente, non riesci a muoverti dal letto per lungo tempo. Sei bersagliato da ansie pesanti sul petto che ti sembra di avere il cuore in un tritacarne, e dalle ansie nascono nuovi pensieri ansiogeni, come potenti nemici più potenti di te.

Dal salmo 55

Dentro di me si stringe il mio cuore,
piombano su di me terrori di morte.

 Mi invadono timore e tremore
e mi ricopre lo sgomento.

 Dico: «Chi mi darà ali come di colomba
per volare e trovare riposo?

 Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.

 In fretta raggiungerei un riparo
dalla furia del vento, dalla bufera». 

Allora la preghiera del cuore: “Signore, abbi pietà di me peccatore!”, presente due volte nel Vangelo, non deve smettere di risuonare nel nostro cuore per chiedere aiuto ad un Dio che porge l’orecchio alla supplica di un misero che si riconosce bisognoso del suo perdono e del suo aiuto. Certe battaglie non si combattono da soli, siamo esseri amati, connessi e bisognosi. Ogni circostanza ci prova che ci stiamo relazionando con qualcuno e qualcosa. Anche quando, divisi in noi stessi, ci sembra di schiantarci rovinosamente dentro di noi. Mai smettere di sperare e di chiedere aiuto a Dio, e alle persone.

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