De Gasperi, uno statista e un cristiano. Il racconto della figlia Maria Romana

“Donna Maria Romana sembrava essere il prefetto della Congregazione della Causa dei Santi, perché ha dato un ritratto di suo padre come difficilmente potrebbe avvenire, se non fosse un testimone, per mostrarcene le virtù. Ha messo in luce due elementi fondamentali attraverso i quali è possibile distinguere i santi, e lei ha fatto capire che assolutamente suo padre era un santo. Era un santo perché non ha mai approfittato di tutto ciò che era nell’ordine terreno ed era nella sua disponibilità, ma ha servito, ha esercitato un potere. E in secondo luogo perché ha creduto”. Salvatore Martinez, presidente del movimento carismatico del Rinnovamento nello Spirito Santo, su questo punto è categorico, mentre Tv2000, la televisione della Conferenza episcopale italiana, in occasione del centenario del Partito popolare italiano fondato da don Luigi Sturzo ha presentato all’università Lumsa il documentario sullo statista trentino “Mio padre, Alcide De Gasperi“, a cura di Monica Mondo per la regia di Maurizio Carta. Un filmato pieno di lettere, documenti privati e aneddoti in cui si racconta la figura di De Gasperi per mezzo di un’intervista esclusiva a sua figlia, Maria Romana De Gasperi, che ne è anche la principale collaboratrice, e che per questa ragione affresca un ritratto tanto intimo quanto inedito del padre. Un aspetto privato che però riveste oggi più che mai un’incredibile valenza politica, manifestatasi nella grande tenacia di combattente per la libertà del leader della Dc, padre della Repubblica italiana, unita a un’indomabile fede cristiana che caratterizzò prima di ogni altra cosa la sua intera vita, quella di un Servo di Dio di cui molti ne attendono la beatificazione dopo l’apertura del processo nel lontano ’93, fino agli ultimi momenti.

“Quando mio padre se ne andò ero disperata, pensavo che la mia vita fosse finita, anche se avevo dei bambini. Era stata tale la mia dedizione a lui, alla sua politica e al suo lavoro che non vedevo davanti a me più niente. Mi ripresi solo riprendendo in mano le sue carte e soprattutto cominciando a scrivere le mie memorie pensando che qualcuno a un certo momento avrebbe dovuto scrivere su di lui. Ho immaginato che avrei potuto farlo anche io. Le carte che ho trovato mi hanno aiutato a superare le angosce che avevo. Da giovane io ero assolutamente dipendente da mio padre”, racconta la stessa Maria Romana De Gasperi, dopo aver visto per la prima volta il filmato che la ritrae nel ricordare il papà scomparso, davanti una sala gremita anche di personalità istituzionali come Gianni Letta, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Pietro Sebastiani, l’ex ministro Beatrice Lorenzin, l’ex dirigente della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola. “Una sfida per questo nostro tempo in cui c’è davvero bisogno di ridare alla parola cristiano il significato che tanto Sturzo quanto De Gasperi diedero: il calore della moralità pubblica, abbattendo il divario tra vita pubblica e moralità pubblica e soprattutto tra fede e vita. Vedendo il video mi piace citare il senso di un combattimento spirituale di questi uomini, giganti, a quali ci riferiamo”, ha così incalzato Martinez. “Comprendiamo quanto loro ci insegnano, in tempi in cui abbiamo confuso la aconfessionalità dei partiti, e in modo specifico del Partito popolare, con una idea atea di laicità cristiana e di laicità in politica. Questo è il peggiore errore che la storia deve emendare. La tendenza del magistero spirituale della Chiesa, a cui il Partito popolare si ispirava, ci dice che questo non esclude anzi richiede che la laicità in politica esprima tutta, fino in fondo, la portata dell’idealismo cristiano. Di questo c’è un estremo bisogno”.

Ciò che emerge, guardando le gesta di pilastri come De Gasperi o Sturzo, che “erano uomini di visione”, spiega Martinez. “Libri sapienzali ci dicono che un popolo, per non dire una nazione, perisce per mancanza di visione. De Gasperi era un uomo di visione, in un tempo in cui uno dei problemi dell’epoca era quello di un eccessivo statalismo, mentre oggi è di una de-istituzionalizzazione dello Stato e delle strutture di governo. Questo significa in altri termini che quella idea centrale di unità di stato era prima di ogni cosa di una unità spirituale. Questi uomini seppero interpretarla e testimoniarla”. E “questo video ci spinge a emendare la coscienza erronea di questo nostro tempo, la cosa più terribile che può capitare a un cristiano nel nostro tempo è non soltanto di non avere fiducia della provvidenza, ma il fatto che non possiamo perdere il contatto con gli ideali. Dopo il crollo dell’ideologia c’è stato anche quello dell’idealismo cristiano, mentre oggi più che mai dobbiamo dare fiducia agli ideali che hanno fatto grande il nostro mondo”. Tutto questo anche perché lo stesso articolo 4 della Costituzione italiana ci ricorda che “è dovere di contribuire al progresso spirituale della nazione e non solo materiale”. Il contributo che in questo modo Tv2000 vuole dare, ha così voluto spiegare il direttore Vincenzo Morgante, ringraziando la Lumsa per l’accoglienza e sottolineando l’importanza della presentazione del documentario in luogo in cui l’attenzione viene posta primariamente sui giovani, è quello di “tenere viva la memoria di personaggi che hanno segnato la storia del nostro Paese e del mondo”, e “di ricordare il ruolo dei cattolici in politici, con quella considerazione della politica come servizio, il servizio della politica, con uomini che hanno fatto del rigore, della sobrietà, della misura, dello stile, della fede in Dio e nei valori della libertà, della solidarietà e della coerenza un programma di impegno e di vita, non finisce qui, la nostra intenzione è di proseguire in questo filone per dare un serio contributo per un indirizzo diverso rispetto al futuro del nostro Paese”.

“C’è bisogno di qualcosa di nuovo che per essere autentico deve avere chiari riferimenti, come lo è De Gasperi per tutti noi. Che è in qualche modo uno e trino, con la sua attenzione a società, al governo e alla fede. Tenere insieme queste tre cose, nel corso di una vita straordinariamente complicata, è il segreto della sua grandezza. E per tutti noi è un riferimento e un monito”, ha poi aggiunto con enfasi il rettore Francesco Bonini, membro del comitato scientifico della Fondazione De Gasperi, sottolineando con forza che “quando si parla di nuovo si parla di radici, e per questo ci servono riferimenti. Nel corso della storia è stato ripreso da diverse parti, ma oggi De Gasperi è il padre della Repubblica, per questo seguendo il suo esempio ci incamminiamo in qualcosa di nuovo”. Se è infatti noto l’impegno di De Gasperi per l’Europa unita, meno è la forza che ha avuto lo statista trentino nel portare al centro dell’attenzione i problemi di lavoratori spesso poco considerati, il suo no a rapporti gerarchici tra stati europei e quindi il rispetto delle identità culturali, o il suo rimanere “negativamente colpito dal centralismo dello stato italiano e dal livello astratto e retorico dei discorsi del parlamento italiano. Nel secondo dopoguerra il tema europeo diventa centrale e nei leader cristiani è forte la consapevolezza che l’Europa è una potenza di pace”, spiega la docente di Storia contemporanea dell’ Università di Roma Tre Maria Luisa Lucia Sergio. “Se costruiamo amministrazione e comuni senza soffio ideale, verranno visti dai cittadini come un’istituzione oppressiva”, sosteneva infatti il leader Dc, mentre nel ’53 spiegava che “l’Europa deve collocarsi in un regime di moralità internazionale, capace di liberarsi da scorie di egoismo per occuparsi dei poveri e dei deboli”. L’orgoglio e la commozione popolare sono poi le cifre che lo accompagnano in ogni filmato, perché “De gasperi è stato un uomo del consenso”.

“Toniolo dedica un volume al fatto che De Gasperi fu sostanzialmente il fondatore della Repubblica italiana”, ricorda poi il consigliere del Presidente della Repubblica Gianfranco Astori, tratteggiando il profilo di una figura che, “accanto alla funzione di capo dell’esecutivo, è uomo garante rispetto al paese. Toniolo indica la sua opera fondamentale di guidare i moderati italiani verso la democrazia, ma anche dare avvio alla storia repubblicana. De Gasperi sulla Repubblica italiana aveva idee chiarissime, ma il 14 giugno ’46, da capo provvisorio dello Stato, De Gasperi introduce un concetto che può apparire banale: quello della Repubblica di tutti. Equilibrata nei poteri, fondata sul lavoro ma giusta verso tutte le classi sociali, in cui l’uomo ha garantita la libertà di intrapresa. Una Repubblica riformatrice ma non sopraffattrice. Rispettosa della libertà della persona, dei comuni e delle regole, in cui distingue le forze di massa dalla democrazia rappresentativa fondata sulle istituzioni”. “De Gasperi era un uomo fuori moda, col fascismo ma anche dopo, europeo col nazionalismo, lontano con l’avanguardismo, lo era rispetto alla cultura corrente del populismo”, dove “rispetto a un pessimismo del cristiano aveva la capacità di proporre un impegno quotidiano”, ha ricordato ancora Astori. Una personalità, quella di De Gasperi, che come ricorda il giornalista del quotidiano La Repubblica Filippo Ceccarelli, autore del libro “Invano: da de Gasperi a questi qui”, “venne definito l’uomo meno pittoresco della politica italiana”. “Lo sguardo di De Gasperi è sempre alzato, guarda al di là. Non si preoccupa di piacere, ma è autentico: qualcosa che purtroppo si è perso. Uno sguardo che va in alto, è lungimirante. Dal filmato viene fuori la grandissima dignità di portamento, la discrezione, che riesce a non dire nulla di sè stesso alla figlia o ai figli”.

“C’è l’ottimismo, la volontà di ripartire sempre, anche le criticità dovevano essere opportunità, soprattutto per chi era mosso dalla forza di un ideale e da una spiritualità come quella di De Gasperi”, spiega la giornalista Monica Mondo, autrice del documentario. “De Gasperi è un uomo ponte col pensiero di Sturzo, ha portato il popolarismo nell’esperienza repubblicana, e nella concezione delle varie anime della Dc”, commenta il gesuita Francesco Occhetta, redattore politico della rivista La Civiltà Cattolica impegnato sul fronte della formazione dei giovani con la scuola Connessioni. “Gli affetti non sono né credenze né emozioni. I ragazzi che chiedono formazione hanno bisogno di testimoni, che vanno letti e amati, la cultura è fondamentalmente dire all’altro: vedi con me. Coltivare una visione, un sogno e una speranza. Altrimenti il contrario è la paura, la disgregazione, la chiusura. De Gasperi insegna ai giovani la moderazione, le mediazione, l’interclassismo, l’inclusione delle minoranze, e la necessità di più Europa”, spiega Occhetta, citando in conclusione la figura di Santa Caterina da Siena, che “diceva che nessuno può governare la città se non governa sé stesso, e ricordava che i politici non governano cose loro”. “Mi ha sempre colpito il suo occuparsi di garanzie, è stato un ingegnere costituzionale della Repubblica, per due grandi garanzie: pensare al Presidente della Repubblica e alla Corte come due garanzie costituzionali, e alla centralità del parlamento dopo la paura del fascismo. Diceva che la democrazia non è solo procedura ma sostanza, perché la prima è la stessa che ha fatto scendere al potere Hitler e Mussolini”.

 

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