Aveva perso. Aveva perso tutto. La sua dignità, tante possibilità, amori, rapporti di amicizia. Ma una cosa l’aveva guadagnata: sé stessa. Ciò era successo in Dio. Solo davanti a Lui era niente e tutto, la peggiore dei peccatori e la più fervente serafina. Era tutte queste cose. Ora rimanevano lei e Dio, nel momento in cui aveva davvero confidato nella sua misericordia, pur comportandosi non proprio secondo i suoi comandi. Eppure aveva preferito sbagliare piuttosto che filtrare il moscerino e ingoiare il cammello. La sua salvezza era che aveva capito di essere peccatrice, bisognosa dell’amore di Dio, che mai si sarebbe estinto, perché lei ci sperava. E chi spera molto ottiene molto, diceva Padre Pio.
Una sé imperfetta, che però si accettava così com’era, senza più paura di nessun peccato che l’avrebbe per sempre allontanata da Dio. Era certa che un giorno l’avrebbe accolta tra le sue braccia. Qualsiasi cosa avesse fatto, Lui sarebbe stato sempre lì, per lei. Per lui. Ce l’avrebbero fatta, insieme. Quell’imperfetto “insieme”, che era un dono di Dio, le aveva restituito sé stessa.
Ciclo di racconti. Quell’imperfetto “insieme”

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