l’amore comporta anche sacrificio e tale sacrificio si definisce in particolare nel tempo. Infatti, nel momento in cui si ama e ci si sacrifica per amore, le scomodità e le ripercussioni di tale sacrificio possono portare ad uno stato di sofferenza per chi lo compie, che può variare e a conseguenze che potranno durare prima che subentri la gratificazione. Ma chi ama è pronto ad affrontare questa circostanza, valutando la propria sofferenza minore rispetto al bene dell’amato. Il sacrificio che si compie per amore dunque è quello del proprio tempo, impiegandolo e spendendolo per il bene dell’altro che di riflesso dona benessere a noi stessi. Ma ciò che ci muove è innanzitutto il bene altrui, che genera il nostro. Per questo, non c’è sacrificio d’amore e quindi amore più grande che donare la propria vita per l’altro, dove l’altro più che un parente o la nostra dolce metà è un amico. Per quale motivo? Esistono vari tipi di amore: vi è l’amore per sé stessi, quello più naturale ad ognuno. L’amore per la famiglia, cioè per i proprio consanguinei e simili, che nasce soprattutto dal tempo trascorso insieme e dal legame di tutela reciproca, nonché dal sentore di somiglianza e vicinanza. Vi è l’amore per l’amato o l’amata, che nasce dall’istinto di riproduzione, ma anche dal desiderio di completare sé stessi, di condividersi in tutto con un’altra persona, il desiderio di unirsi a lui o a lei fino a diventare “una sola carne”. Questa forma d’amore è complessa e mista alla chimica corporale, perché oltre alla purezza dell’amore per lui o lei nella sua totalità, subentra la corporeità, l’interesse per l’altro in una visione più carnale, che può sopraffare la purezza del sentimento. Vi è l’amore per il lavoro, la natura, gli animali, l’arte, l’umanità, l’amore per l’Amore in sé, di cui parlerò più avanti, e poi vi è l’amore per gli amici. L’amicizia è forse la forma d’amore più difficile da vivere ma anche più disinteressata. L’amicizia, dunque l’amore per l’amico, consiste nell’amare l’altro semplicemente per come è. Non vi sono legami di sangue, non c’è un interesse fisico né un tornaconto economico o sociale. Esiste l’amicizia di comodo, ma non si tratta in questo caso di vera amicizia. L’amicizia è amore nella sua forma più disinteressata. È “innamorarsi” dell’altro così com’è, senza essere legato a lui dal sangue né dal sesso. Vorrei distinguere il rapporto amicale in “compagno” e “amico”. Il compagno rientra in parte nel concetto dell’amico di comodo, è cioè quella persona a cui si vuole bene ma con la quale non si instaura una comunione profonda. È un compagno di uscite o di risate. L’amico invece è un fratello acquisito. Condivide te stesso come sei, dalla tua tristezza alla tua allegria, dai tuoi difetti alle tue virtù e ti è vicino, se vero amico, perché ti vuole bene e non ha un tornaconto se non il piacere della tua compagnia e la volontà di stare con te. Per aiutarti, sostenerti, ridere insieme, semplicemente per condividersi e per viverti, così come sei. Un amico non può darti sesso, non può darti soldi (in qualche caso ovviamente l’amico è pronto anche a porgerti questo aiuto), non ha l’obbligo o la responsabilità di prendersi cura di te. Semplicemente ti vuole bene, e quando siete insieme vivete la stessa gioia. Dare la vita per un amico, regalargli tutto il tempo che avresti potuto vivere, sacrificandolo, e quello che hai vissuto, perché lui ne possa vivere altro e per fare il suo bene, è dunque senza dubbio l’amore più grande che può esistere. Perché non quello per il proprio amato o la propria amata? L’amore romantico, come ho già detto, è una forma d’amore fortissima, che coinvolge il corpo oltre che la mente e lo spirito, come non accade invece per l’amicizia. Si pensa spesso che quando si parla di amore ci si riferisca a quello romantico. È vero, è una forma d’amore, ma non è l’unica, è una forma d’amore forse più naturale e meno impegnativa rispetto alla vera amicizia, che è sorretta da un sentimento più disinteressato, o meglio, non diluito dall’eros. Chi non ha sentito parlare delle famose “farfalle nello stomaco”? Un sintomo chiarissimo di innamoramento. Ma cosa ha realmente di sentimentale? Molto poco. Le farfalle nello stomaco sono il sintomo di un coinvolgimento fisico e mentale, più che un vero e proprio sentimento. Le sentiamo nel corpo perché esso è coinvolto in un’attrazione fisica potente. Non si tratta solo di quello, l’amore romantico o erotico può essere un amore forte e puro, ma sarà sempre costituito da una componente importante di eros, di interesse cosiddetto “fisico”, di coinvolgimento corporale. Non mi è mai capitato di sentir dire che nei confronti dei propri amici si sentano le farfalle nello stomaco. Perché? Perché non c’è il coinvolgimento dei sensi, ma l’amore è più mentale e intimo. L’amore per la famiglia è legato alla propria quotidianità. Se si avesse una famiglia lontana sin dal momento della nascita, l’affetto che si proverebbe nei loro confronti non sarebbe lo stesso rispetto a quello provato in seguito ad una situazione di vicinanza costante. Il genitore è la propria guida, il punto di riferimento, il custode, chi ti ama e ti giustifica sempre. Il suo amore è viscerale, perché il figlio viene da lui, è espansione della sua carne, o è il tutore che ti ha visto crescere, ma è anche protettivo, perché il figlio è una creatura più debole e meno esperta, che il genitore ha il dovere di tutelare, istruire ed educare, insegnandogli cosa ha imparato prima di lui e desiderando il bene per lui, che nella fattezza di genitore e guida, sarà gratificato dal benessere del figlio. Lo sentirà come una propria creatura e vorrà il bene per lui come lo vuole per sé stesso. Proprio perché il figlio è forse la persona che più si sente vicina a sé, che più è in grado di ricevere l’amore che si prova individualmente. Il fratello è insieme a te sotto la stessa ala, quella del genitore. È simile a te, riceve l’affetto che tu ricevi dai genitori, e questo è ciò che più ti unisce a lui. Con lui condividi parte della tua vita, crescendo al suo fianco, sostenendoti nello sviluppo della tua persona, offrendoti la spalla, tendendoti la mano quando nessun altro può farlo, poiché lui si trova proprio lì, vicino a te, essendo parte della tua quotidianità più intima. Si può amare il proprio lavoro, vivendolo con gioia e passione, che compensano i sacrifici. Si può amare la natura, ammirandone la bellezza, l’arte nelle sue forme, gli animali, l’umanità e molte altre forme fino all’amore per l’Amore in sé. In fondo, però, cos’è l’amore? L’amore non è solo quello che abbiamo e che ci danno. L’amore è un’entità a sé che sceglie di abitare negli uomini. E quando sembra che non ne hai più né da dare né da ricevere, l’amore non è scomparso ma esiste prima del caos e del tempo. L’amore è chi nel quale potrai sempre sperare, e che ti salverà sempre, alla fine. L’amore, dunque, non è in relazione agli uomini. L’amore è qualcosa di talmente grande che è un’entità a sé. L’amore è qualcosa in cui vale la pena credere e sperare, qualcosa della cui esistenza ci accorgeremo, prima o poi, nella vita. Non possiamo pensare di essere i creatori dell’amore. Bensì, semmai, l’Amore è forza creatrice. Se pensassimo di essere i detentori assoluti di questo tesoro, cadremmo in un grande errore. Ce lo fa pensare lo stesso principio della nostra esistenza. Noi iniziamo ad esistere dal momento in cui due corpi si uniscono. E l’unione corporale cos’è se non il desiderio più forte d’unione amorosa tradotto in azione? Ovviamente non può essere un esempio del tutto calzante, poiché spesso l’unione dei corpi non è dettata dall’amore. Ma deve essere esemplificativo. L’amore è la forza per eccellenza, poiché è speranza e gioia. Io credo che in una visione atea qualcuno creda nell’amore, come un’entità a sé. Forse questa visione è la più vicina a quella che dovrebbe essere quella cristiana, dove l’Amore, cioè la forza, la speranza, la gioia, il sacrificio, il trionfo, la vita, la verità, la via da seguire e la luce sia proprio l’Amore, principio di tutte le cose. Quello che alcuni, senza sapere chi sia, non sanno si chiami Dio. E sarà proprio sull’amore, che un giorno, verremo giudicati.
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